L’Angelo
di Marchmont Hall. Lucinda Riley. Giunti.
Cosa
funziona:
1.
L’affabulazione. Grande padronanza dei fondamentali, fluidità (8)
2.
La capacità di dare al pubblico ciò che vuole. Intuizione, opportunismo
o forse fiuto, un po’ più prosaicamente (6)
3.
Ricostruzione ambientale (7)
4.
Il prezzo del volume. Abbordabile per quasi tutti (7)
5.
Qualità della stampa, formattazione del testo, impaginazione (6)
6.
Traduzione dall’inglese (8)
Cosa
non funziona:
1.
La lunghezza. Un malloppone senza fine. Per quanto fluido sia il
narrato, per quanto si possa dar di matto per le storie romantiche, cento
pagine sarebbero bastate. Qui ce ne sono oltre il sestuplo! (4)
2.
L’abbondanza, anzi, l’abuso di stereotipi (4)
3.
La destinazione: solo per melomani, ma di quelli coatti (5)
4.
Cover posticcia, Photoshop a manetta con un senso di finzione scenica
ottusa. Tutto dà un impressione di libro per bambinette bisognose di favole
ostinate (4)
La
media voto di 5,9 rispecchia in pieno il trend editoriale del quale l’opera è
figlia.