domenica 28 febbraio 2016

Noi. David Nicholls. Neri Pozza.

Cosa funziona:
1.       L’idea. Il richiamo alla vita vera è uno dei pregi dell’autore, che riesce a mostrare come i rapporti tra gli uomini e il loro approccio al quotidiano siano il risultato di meccanismi emotivi e mentali diversi (7)
2.      Molto distante da Un Giorno ma la scrittura di Nicholls resta, pur con alcuni punti di buio e cadute, abbastanza godibile (6)
3.      L’impaginazione e il carattere di stampa sono rilassanti, ottimali. Alleggeriscono una lettura che leggera non è affatto (8)
4.      Una volta tanto, il prezzo. Neri Pozza di solito è più cara, almeno per chi non ha un budget da austerity come il mio (7)
5.      Completezza informativa ed editing di gran pregio (8)
6.      Promozione dell’oggetto-libro (7)

Cosa non funziona:
1.       Copertina anonima, lontana dallo stile della casa editrice (5)
2.      I troppi riferimenti alle città d’arte visitate e alle opere paiono un mero esercizio di stile (5)
3.      Per chi trova la noia un’emozione è un romanzo splendido; viceversa, no. Inoltre la parabola di un uomo che viene insultato dalla moglie, dal figlio, da tutti, eccetto una signora danese noiosa pure lei, durante un tour europeo stucchevole, rende il tutto un’Odissea al contrario patetica e ossessiva, ridicola (4)
4.      La lunghezza: le vicende ci stavano in quaranta/cinquanta pagine (4)
5.      Al personaggio di Connie, una psichiatrica con la maschera da artista, Nicholls mette in bocca dialoghi insopportabili con l’illusione dello humour. Missione fallita (4)
6.      L’indagine genitoriale passa per situazioni da farsa. La madre che fuma spinelli e si ubriaca pur di stare più vicina al figlio e il padre, Douglas, che da scienziato grigio e razionale non sa cogliere la bellezza dell’estro – quale? – della compagna, è irritante nella sua trivialità (4)
      
La media voto non risente di simpatie melomani o da figlia di adulti sempre in gazzarra tra loro. Un 5,7 fin troppo lusinghiero. 

domenica 7 febbraio 2016

Un giorno perfetto per innamorarsi. Anna Premoli. Newton Compton.

Cosa funziona:
1.       La capacità dell’editore di sfruttare il marchio e quindi la propria forza invadendo vetrine, bancarelle e ogni spazio disponibile, oscurando i tessuti fini con la carta igienica usata (8)
2.      Il passaparola di molti aspiranti scrittori, che dichiarandosi appassionatissimi agli intrugli tossici di certe fattucchiere della scrittura, lisciano il pelo a chi le produce facendone girare nomi e titoli inqualificabili (7)
3.      Il fiuto nell’intercettare il cattivo ma legittimo gusto di un pubblico educato al sogno e alla realtà impossibile, inzuppata di stereotipi (7)

Cosa non funziona:
1.       La qualità della scrittura e le figure retoriche da tema di seconda media (3)
2.      Trama scopiazzata da un racconto self-published su Amazon (2)
3.      Grafica che ricalca alla pari il contenuto: monotonia, banalità, finzione scenica ed intellettuale (3)
4.      Il packaging che ricorda tutto fuorché un testo con ambizioni letterarie (3)
5.      La divisione del mondo in maschi forti e autoritari, donne eroicizzate nel loro essere più al passo coi tempi del tempo stesso, geneticamente disposte all’umorismo (di patata), sagaci e scattanti, volubili e a caccia di un successo che meritano per biologia (3)

Il 4,5 della media voto risente dell’ironia usata nell’analisi dei lati positivi. Si dovrebbe proibire a un grande gruppo di produrre porcherie come questa.